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APPROFONDIMENTI
Ricostruzione mammaria e Lipofilling
Eseguo ricostruzioni mammarie dal 2002.
Nell’affrontare un tumore mammario, una donna concentra tutte le sue energie su cosa fare per curarsi. Molte vivono un conflitto tra ciò che sanno deve esser fatto per eliminare il tumore e la paura di essere deturpate. Altre invece tralasciano o rimandano queste preoccupazioni al “dopo”, pur convenendo che l’immagine di sé è molto importante per continuare le cure con ottimismo e guardare al futuro.
La ricostruzione mammaria è un insieme di tecniche chirurgiche che hanno lo scopo di restituire a una donna un volume e una forma del seno quanto più vicini possibili a quelli naturalmente presenti prima dell’intervento.
Un aspetto importante della ricostruzione è la sua realizzazione “immediata” - cioè contestualmente all’intervento di demolizione, in cui i chirughi tolgono il tessuto mammario colpito da tumore - oppure è “differita”, rimandata cioè ad un momento successivo. E’ universalmente riconosciuto che la ricostruzione immediata è di gran lunga la migliore per la paziente, per il suo morale e benessere psicologico, poiché attenua il senso di perdita del seno e non costringe una donna a convivere per mesi con un corpo che sente e vede deturpato.
Esistono varie situazioni in cui s’interviene per eseguire una ricostruzione mammaria che si dividono in mastectomie e quadrantectomie (situazioni in cui è possibile togliere il tumore asportando solo uno dei quadranti mammari).
Tra i vari interventi di Mastectomia esistono :
"mastectomia radicale” se l’asportazione comprende tutta la ghiandola malata con la cute che la riveste
“nipple sparing” se si rimuove tutta la ghiandola, ma si conserva il complesso areola-capezzolo
“skin sparing” quando invece nell’intervento si asporta tutta ghiandola ed il complesso areola-capezzolo ma si conserva parte della cute
"skin reducing" quando si rimodella l'involucro cutaneo
In caso di mastectomia sarà ovviamente necessario reintegrare solo il volume mammario o anche il rivestimento cutaneo in base all'istologia e alla localizzazione del tumore.
Per quanto riguarda la cute le possibilità sono due: si reintegra il difetto cutaneo con l’apporto di tessuto mediante il trasferimento di lembi di cute da altre parti del corpo, oppure si ricorre alla espansione della cute toracica rimasta dopo l’asportazione della ghiandola mammaria, inserendo un espansore sotto il muscolo pettorale.
Per il reintegro del volume mammario invece si può ricorrere o a tessuti autologhi (innesto adiposo/lembi) oppure alle protesi mammarie.
In alcune situazioni particolari il chirurgo plastico ha la possibilità di ricostruire la mammella in un solo tempo chirurgico, con lembi (DIEP) o con protesi.
Talvolta invece per mancanza di tessuti è necessaria la ricostruzione mammaria con la tecnica degli espansori e protesi.
La tecnica da me maggiormente utilizzata prevede la ricostruzione mammaria con innesti adiposi con o senza espenasori. In pratica si eseguono tra i due e i cinque innesti di tessuto adiposo, prelevato da diverse aree corporee, allo scopo di ricostituire il volumo mammario perso durante l'intervento di demolizione. Questo prevede l'utilizzo di espansori cutanei o inseriti contestualmente alla mastectomia o l'utilizzo di espansori esterni da indossare prima e dopo ogni intervento (BRAVA SYSTEM).
La stessa tecnica viene utilizzata anche post quadrantectomia, allo scopo di compensare il volumo perso e soprattutto di migliorare il danno da radioterapia, ridando sensibilità ed elasticità ai tessuti.
L' Innesto adiposo (lipofilling)
L’idea di utilizzare il grasso corporeo come materiale di riempimento non è affatto recente: già alla fine dell’Ottocento sono infatti riportate in letteratura esperienze cliniche di reimpianto di tessuto adiposo a scopo riempitivo.
Nel 1989 Fournier introdusse la tecnica di iniezione del grasso non purificato come impianto autologo tramite siringa, che nominò lipofilling (Fournier P. 1985). Da allora, la procedura si è notevolmente diffusa con finalità sia estetico-riempitive sia ricostruttive e funzionali.
Il lipofilling consiste in un semplice innesto di tessuto. Mediante apposite ago-cannule, le cellule adipose vengono prelevate dallo stesso soggetto che deve sottoporsi all’intervento e impiegate come materiale infiltrativo per rimodellare, attraverso il riempimento, alcune forme che risultano svuotate.
Attualmente la metodica prevede che la raccolta del grasso venga effettuata con cannule di calibro 3/4mm e siringhe a bassa pressione per ridurre il traumatismo sulle cellule adipose. Il grasso aspirato viene poi centrifugato per separare la componente cellulare dalle impurità per poi essere infiltrato tramite piccoli canali, ciascuno contenente una minima quantità di tessuto adiposo, a diretto contatto con tessuti ben vascolarizzati. La rete dei canali nei quali si infiltra il grasso crea una struttura disposta su vari strati (da qui il nome della procedura) che favorisce la rivascolarizzazione.
Tecnicamente l’innesto è definito come il trasferimento di uno o più tessuti, che perdono qualsiasi connessione vascolare con la loro sede di origine. Questo significa che il tessuto trasferito può sopravvivere nella nuova sede soltanto se si trova a diretto contatto con altri tessuti ben vascolarizzati, dai quali trarrà nutrimento, inizialmente per semplice imbibizione e successivamente formando nuove connessioni vascolari. E’ quindi evidente che, se il grasso viene iniettato non correttamente, non tutte le cellule adipose saranno a contatto con tessuti vascolarizzati e andranno conseguentemente incontro ad apoptosi, necrosi e riassorbimento.
In questa semplice osservazione è racchiuso l'effetto dell'innesto adiposo ovunque venga effettuato. Non si possono ottenere delle grandi correzioni in un solo tempo chirurgico, calcolando che dopo i primi sette dieci giorni dall'intervento vi è il riassorbimento dell'edema post operatorio e che nei successivi 40-60 giorni si ha un fisiologico riassorbimento di circa il 20% del volume iniettato.
Su queste basi, il Dottor Gino Rigotti - per primo già dal 2000 - ha analizzato le caratteristiche citologiche del lipoaspitato, rivoluzionando così la concezione dell'utilizzo del tessuto adiposo non solo come filler , ma anche come "materiale terapeutico". Il lipoaspirato è una fonte di cellule staminali e fattori di crescita capaci di rigenerare e bonificare aree corporee danneggiate da terapia attinica.
Il grasso corporeo viene così sfruttato è utilizzato per la correzione di numerosi difetti dovuti a traumi facciali, per malattie congenite, nella ricostruzione mammaria post-mastectomia e per il trattamento di cicatrici, permettendo un considerevole miglioramento delle caratteristiche estetiche, nella morbidezza, nello spessore e nell’elasticità e nella sensibilità cutanea. Le cellule staminali multipotenti presenti all’interno del grasso aspirato sono infatti efficiaci nella igenerazione tissutale.
Nel campo della chirurgia estetica, il lipofilling ha trovato larga utilizzazione nell’aumento volumetrico del gluteo e della mammella con ridefinizione dei loro profili, nel ringiovanimento del volto, nel ringiovanimento delle mani, nell’aumento del volume delle labbra, nel trattamento delle cicatrici acneiche e nella correzione delle occhiaie e rughe facciali.
Con l’emergere della medicina rigenerativa e la ricostruzione tissutale, è infatti considerevolmente aumentato l’interesse verso il tessuto adiposo che, proprio per il suo alto contenuto di cellule staminali, possiede un elevato potenziale terapeutico. Negli ultimi anni infatti questa tecnica è stata anche utilizzata per :
guarigione di ulcere croniche
effetto antidolorifico
rigenerante del sistema nervoso periferico